mercoledì 2 settembre 2015

La nascita della felicità.

Bertrand Russell confessò di non essere nato felice. Fu un bambino, e un adolescente, infelice, tanto da pensare più volte al suicidio. Poi, crescendo, scoprì qual era il segreto per conquistare la felicità: distogliere l’attenzione da sé (sui miei peccati, le mie follie, le mie manchevolezze) e concentrarsi sul mondo esterno.

BabyP è nata felice.





È nata in una mattina di fine estate piena di luce, una luce dolce come il succo di una nespola stretta in un pugno.
Quella mattina di fine estate mi sono preparata con calma, lievemente distaccata dal mio corpo, la pancia leggera, senza paura. Mi sono spazzolata i capelli e li ho attorcigliati sulla sommità del capo simili a un nido, ho spalmato la crema idratante sul viso e sul corpo, e ho scelto una camicetta con le maniche a sbuffo.
Sono salita in macchina e lui guidava piano, come fosse l’inizio di un viaggio senza meta, dove si può deviare dall’autostrada per prendere un cappuccino e un panino alla mortadella in quel bar-alimentari con l’insegna che dondola sulla piazza del paese.

Attraversavamo un viale alberato, con alberi gentili e palazzi di inizio novecento con vetrate colorate e fiori dipinti verdi, rosa e azzurri e balconi in ferro. Un signore con delle sporte vuote ci ha fatto cenno di passare, abbiamo restituito la cortesia, e siamo stati per qualche minuto a gesticolare passa tu, no tu, finché lui si è deciso e ha attraversato la strada agitando le braccia con le borse appese per salutarci.

Osservavo un giorno nuovo, gli alberi, le case e le persone che lo abitavano, e più mi concentravo su quei particolari più mi estraniavo da me stessa. Chissà dove mi porta, questo giorno.
Poi mi è sembrato di sentire - per la prima volta - la voce di una bambina: In una mattina così, non può succedere nulla di brutto, e mi sono stretta la pancia come a dirle ho capito, allora andiamo dove dici tu.

Dopo poche ore è nata.
L’ho annusata. Non ho più sentito quegli umori strani di quando eravamo un unico corpo. Ho sentito odore di sangue e margherite e latte di mandorle. C'era il suo odore.
Ho sentito la mia voce che ripeteva come una litania il suo nome - babyP babyP babyP - , ho sfiorato un dito piccolo come un cetriolino sott’aceto. Ho visto un essere pieno di meraviglia. Era mia figlia, era lei; un nome, un corpo con le estremità bluacee, un pensiero tutto concentrato sui particolari della sua vita: un cordone tagliato e un sorriso stralunato di donna.


4 commenti:

  1. Non poteva che profumare di latte di mandorle, la tua piccola quasisiciliana.
    Buon compleanno Baby P, che l'arte di essere felice ti accompagni per sempre

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  2. ciao! sono "Parto da qui" nella figura di Gab :-)
    Bellissimo post! Ne ho sentito tutta la delicatezza e felicità

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