giovedì 12 giugno 2014

Meteofilosofia.

Ogni anno, verso la metà di giugno, in questa città del nord, incuneata tra le montagne e la pianura padana, arriva l'ondata di caldo tipica del clima continentale. La popolazione, incline allo stupore, non si dà pace per questo fenomeno - ciclico - di caldo appiccicoso, così si mette a sbuffare, sudare e rimpiangere il mese di novembre.

Esiste una spiegazione filosofica per tutto, anche per il meteo.

Telesio, filosofo del del XVI secolo, fu tra i primi ad affermare l'autonomia del mondo naturale: esso, infatti, va indagato secondo i principi che gli sono propri, escludendo ragioni di tipo metafisico o divino. La natura è dunque l'interazione di due principi agenti, il caldo e il freddo, su una massa corporea. Il caldo, che ha sede nel sole, tende a dilatare le cose, invece il freddo, originato dalla terra, le condensa. 

Il calore del sole, dunque, penetra nei corpi e causa la loro dilatazione, lembi di pelle che si espandono a dismisura.
I più colpiti dall'effetto del caldo non sono gli anziani e i bambini come dice il tiggì, ma le madri. La loro pelle aumenta, di superficie, di volume e di audacia. Sfilano indumenti e infilano canottiere, gonnelline leggere a pois, shorts, magliette di pizzo macramé; vorrebbero giocare come le ragazzine a versarsi tra loro bottigliette d'acqua in testa. 



Il caldo, secondo Telesio, agisce anche sull'anima. La dilatazione dell'anima ha maggiori controindicazioni di quella del corpo: il caldo, infatti, gonfia l'anima come un palloncino.

Le madri si mettono sul balcone, la sera. I figli dormono, i mariti guardano la TV, la lavastoviglie gorgoglia. Ci sono le rondini che si rincorrono nel cielo e l'odore di spazzatura che si arrampica dalla strada.
Fa caldo, loro indossano una sottoveste e si guardano quel corpo smisurato, quelle braccia come tende flaccide. 
Arriva un refolo d'aria - caldo, caldissimo -, è quello che desideravano: l'anima è libera di svolazzare, leggera, di qua e di là.