martedì 17 settembre 2013

Tentativi di apatia stoica.

In questi giorni imballo pacchi di differente peso e misura con la carta color pesca del Sole 24 Ore. Li sigillo con lo scotch marrone, che odora di veleno. Uso i pennarelli di babyP, quelli con la punta grossa, e scrivo su ognuno di essi cosa contengono: inquietudine, euforia, noia, trasgressione, paura, smania, insofferenza, ambizione, voracità, malinconia.
Do loro un'ultima occhiata, priva di pensiero, e li accatasto fuori dalla porta.
Ho preso tutto quello che avevo dentro, e l'ho messo alla porta.
Sono diventata apatica.




L'apatia, ovvero l'assenza di passioni, secondo gli Stoici è condizione per raggiungere la felicità.
Felicità è svuotare, privare, sottrarre. La casa degli Stoici è uno spazio bianco, pulito e ordinato. È una casa razionale con le mutande stirate, le spugne strizzate e le crepe stuccate. Al suo interno gli inquilini sussurrano, masticano a lungo gli alimenti e non maledicono il destino.

Osservo dallo spioncino le mie passioni impacchettate. Leggo i loro nomi e non mi dicono nulla.
Mi aggiro per casa, e mi sembra che ogni cosa sia al suo posto. I libri sono in ordine alfabetico, coi dorsi allineati. BabyP cerca qualcosa, lo trova e spinge l'ultimo tassello, quello della pecora, di un puzzle di legno. Nel frigorifero c'è la verdura al piano basso e i formaggi a quello alto e un bicchiere d'aceto per eliminare i cattivi odori. Scelgo un libro, alla lettera W, e mi stendo sul divano, il corpo molle e la mente vigile.

È BabyP ad accorgersi del rumore: tic tac, ffffssss, bam bam
Tamburellano sui vetri delle finestre, cercano d'infilarsi in qualche pertugio, bussano con violenza sulla porta blindata. Ostinate, le passioni si agitano intorno alla casa. Serro le aperture, infilo stracci nella cappa, metto la catenella alla porta.
BabyP sale sulla sedia e saluta dalla finestra le passioni: a dopo, dice, strizzando l'occhio.




Tornano dopo, quando è tutto vuoto e nero e lento, per giocare coi sogni di babyP - sogni di gelati a sette gusti -, e per giocare con la mia ragione. Tic tac, ffffssss, bam bam, mi aggrappo alle lenzuola con le dita come uncini. Ragiono, penso a quello che funziona - ho una cattedra, babyP è entusiasta di fare salsicciotti di pongo al nido, ho perso un chilo, il mensile dell'autobus non è aumentato, babyP si fa la pipì addosso solo nei negozi o per strada o sui divani altrui ma in casa nostra mai- e lascio fuori quello che ingarbuglierebbe la realtà a cui aderisco con gli uncini.

BabyP mi chiama - ora è tutto pieno e bianco e veloce -, le do un bacio, forza, dai, andiamo a fare colazione e poi al nido a giocare col pongo. Si accoccola sul divano, con un libro scelto alla lettera D, e con fare distratto inizia a ticchettare, sibilare e bussare con le labbra. 
Stretto in un pugno ha un quadratino color pesca.