Mamme e bambini fanno i biscotti.
Si fa una cosa insieme, sospira la mamma.
S'impara la manipolazione, suggerisce la maestra d'asilo.
È la copia del mondo, delle stelle e dei funghetti e dei fiori a sei petali, dolce e fasulla e imperfetta come ogni copia, direbbe Platone.
Abbiamo fatto molti biscotti io e babyP negli ultimi tempi, le dosi a memoria - 200 grammi di farina, 100 di zucchero e 100 di burro a temperatura ambiente, un rosso d'uovo- e i gesti sempre uguali -impasta, forma una palla liscia, stendi e bucherella con le formine -.
Non ricordo se qualcuno abbia poi mangiato quei biscotti.
Sono stati un'abitudine tiepida come i termosifoni quando si accendono al mattino presto.
Non ricordo se qualcuno abbia poi mangiato quei biscotti.
Sono stati un'abitudine tiepida come i termosifoni quando si accendono al mattino presto.
Un imbuto per far defluire tutto quel tempo immobile e dilatato.
Una sensazione di casa; di sicurezza e angoscia.
Una sensazione di casa; di sicurezza e angoscia.
Stamattina io e babyP eravamo in cucina, sedute sugli sgabelli alti.
C'era la solita massa dolce e morbida e collosa, e le nostre mani che facevano i soliti biscotti di stelle e burro e funghetti e farina e fiori a sei petali e zucchero.
C'era il sole che si schiacciava contro le piastrelle della cucina.
C'era la colonna sonora di Drive che mi ha ricordato una cosa buffa e leggera di me.
C'eravamo io e lei, con la farina sul golf e le palline di pasta frolla nei capelli. Ci siamo messe a ridere, e mi è sembrata un cosa bellissima e preziosa che non tornerà più.