La
felicità per Aristotele inerisce alla parte sostanziale dell'uomo:
l'essere razionale. È felice chi si dedica a questa funzione, il
resto è ammesso solo come mezzo per arrivarci. La sostanza, però, è
solo un significato dell'essere che si dice in molti modi.
Lo
Stagirita distingueva tra essere per sé, riferito alla sostanza,
fondamento, essenza necessaria e stabile (per esempio: io sono un
essere umano) ed essere per accidente, ovvero possibile (può essere
come non può essere), fortuito ed effimero, che quindi ha bisogno di
poggiare sulla sostanza (io sono triste, pallido, scorbutico: per
avere questi attributi ho però bisogno di poggiare sulla mia
sostanza di essere umano). L'essere non è univoco ma i suoi
significati trovano un'unità di fondo nella sostanza.
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Margot Tenenbaum, a forza di coltivare la sua essenza di drammaturga, fumava troppo e soffriva di noia esistenziale. |
Se la sostanza è autentica e coerente si può giocare con gli attributi, come si fa coi vestiti, altrimenti, se la sostanza è fittizia, tutto apparirà ridicolo, contraddittorio, grottesco.
Chi consacra la vita alla ricerca della propria essenza – limata, esibita – si perde per strada le possibilità dell'esistenza. Chi, invece, ha le idee chiare (Chi sei tu?, chiedo a babyP. Una bambina, mi risponde) può permettersi di confondere le acque, uscire dagli schemi, divertirsi con la bellezza degli accidenti.
Tagliarsi
i capelli alla moda esistenzialista, un caschetto come Juliette
Greco. Qualità
Ingrassare
d'estate, quando la vita è bella, generosa. Quantità
Sentire
la nostalgia di uno sconosciuto. Relazione
Tra
la terra e il cielo. Dove
Guardiamo mille volte quella scena che ci fa ridere fino alle lacrime. Quando
Il
mio hobby è: trascorrere un'intera giornata nel letto, sdraiata,
seduta, saltello anche. Giacere
Provvedere
alla riserva di benzina, di carta igienica e sì, magari anche un
amore di scorta.
Avere
Dare un bacio senza un motivo. Agire
Ricevere
una risposta: non mi pensa più.
Subire
Gli
attributi vanno e vengono, mentre la sostanza – io, il soggetto –
non smette mai di essere quello che è (continuo a essere umana anche
quando lui non mi pensa più). Si può giocare, e perdere, con gli
attributi, sbagliare
gli ingredienti di una ricetta, i colori degli abiti, il tono delle
parole. E poi riprovare: nulla è definitivo, compiuto.
La mattina mi alzo, con la testa gonfia di sonno. BabyP si acquatta sul divano, io brucio il caffè e mi infilo un maglione al contrario, i miei attributi tutti stonati.
- Sei bellissima, mamma, mi dice babyP.
cara filobabyP, poichè ti conosco ti ringrazio per ricordarmi sempre piccole perle...e con il prendiamoci meno sul serio credo tu abbia di nuovo colto nel segno (almeno il mio)
RispondiElimina... a volte però nella confusione tra essenza e accidenti non solo ci si prende sul serio ma ci si perde proprio, un po' come forse è capitato a me negli ultimi anni.
insomma, tutto bello quello che scrivi ma tanto difficile farlo sempre, o almeno farlo con costanza.
rimane importante però ricordarlo.
quindi grazie.
ti bacio, vale
Lo dici a me? Io sono come Schopenhauer che predicava benissimo e razzolava male!
EliminaBel post, mi sono ritrovata in molte delle cose che hai scritto, tipo che ho appena tagliato i capelli, che ho imparato parole nuove (alcune delle quali ho imparato anche a scriverle), ho ammesso una mia lacuna geografica e potrei continuare... ma la frase che mi è piaciuta di più è sentire la nostalgia di uno sconosciuto, poiché trovo che vi siano racchiuse molte delle cose che hai trattato. A presto!
RispondiEliminaGrazie, Sara, felice di incontrarti qui!
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