sabato 2 febbraio 2013

La filosofia del sabato sera ovvero la filosofia ostica. #2. Edith Stein e l'empatia.

L'empatia, forse, non è attitudine da filosofe.

Schopenhauer aveva parlato di compassione, nel senso etimologico del cum-patire (sentire assieme). Si tratta, però, di un atteggiamento volto a fuggire - temporaneamente - dal pessimismo cosmico che ci costituisce: sentiamo assieme agli altri le sfortune della vita, e ci sentiamo più sollevati. Il che può essere consolatorio sul momento, ma non fondativo di una vita etica.

Edith Stein si è dedicata all'analisi dell'empatia definendola come il cogliere un vissuto di qualcun altro in modo non originario, ossia non appartenente alla mia esperienza.
L'elemento fondamentale è che il vissuto non sia da me originato: se lo fosse, risulterebbe essere una semplice con-partecipazione. 


Per esempio, l'esultare degli ultras per un gol non è ascrivibile
all'empatia, bensì si tratta di con-partecipazione.

L'empatia serve per entrare in contatto col mondo che non è solo oggetto da teorizzare e plasmare secondo i propri scopi, ma è anche un soggetto da incontrare e vivere, lasciandolo essere quello che è. 
È la bellezza caotica della diversità depositata nei nostri vissuti. Un regalo che mi offre l'altro, prima che lo giudichi. 



L'empatia accoglie drammi ed euforie.
Ama il diverso.
Evidenzia l'irrepetibilità di ciascuno.
 

L'empatia non è solo partecipazione emotiva: è guardare all'altro e alla sua visione del mondo, autentica e fallace come la mia.
Significa rendersi conto che abbiamo bisogno degli altri, e desiderio di sciogliere i loro enigmi.

Spesso non sono empatica per nulla, nonostante voglia che il mondo fosse empatico con me. Soprattutto se trascorro il sabato sera a studiare il feudalesimo e l'apprendimento significativo per il concorso docenti, se ho l'influenza, se babyP ha trascorso la giornata con il padre e io mi sento esclusa, se indosso i leggins e il maglione sformato, se annuso aria di primavera e fuori piove, se il sushi mi è rimasto sullo stomaco, se nessuno mi chiede come sto.

Stasera sono empatica con me stessa e
con lei, che è stufa delle bugie,
e con lei, che ha voglia semplicemente di innamorarsi,
e con lei, che vorrebbe congedare tutti, con educazione, e mettersi in viaggio.

E con babyP che, mentre la portavo a letto, mi ha fissato, scorgendo un accenno d'inquietudine,  e mi ha tolto un incorporeo bruscolino dagli occhi.

BabyP, invece, non ha bruscolini negli occhi.
Ultimamente mangia il burrocacao e parla di leoni a righe
e volpi a pois, forse perché sente dentro di sé il mondo.


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