venerdì 19 aprile 2013

L'inquietudine degli altipiani.

Ci sono periodi della vita in cui tutto va bene, in cui tutti mi ripetono come sei fortunata, come sei brava, come ti godi la vita, tu.

Forse non sanno delle notti dagli occhi sbarrati. 
O delle mattine alla ricerca dei sogni perduti della notte. Di quei sogni che fanno tutti, e tutti dimenticano, ma io voglio sapere dove vanno a finire.

È che sono un'accozzaglia di pensieri



Pensieri disordinati, amputati, sterili.
Pensieri colorati, volatili, inconsistenti.

Wittgenstein scrisse che ci sono pensatori che sono come delle vette, e altri come altipiani
Io vivo sull'altopiano, e per lo più mi sembra una sistemazione confortevole, con le tendine alle finestre e i libri in ordine alfabetico alle pareti. 
A volte, quando il cielo è terso, scosto le tendine e vedo quelle vette scintillanti, altezzose, che ridacchiano maligne della mia bassezza. È una vertigine al contrario.

La mia inquietudine è l'andirivieni dall'altopiano alle vette. 

L'inquietudine.



Babyp non capisce tutta questa inquietudine. 
Lei è felice o infelice.
Va avanti e indietro, dalla spiaggia al mare, e dal mare alla spiaggia. Sta dentro i limiti. A volte trasporta un secchiello o una formina a forma di granchio. Va avanti e indietro, e poi si ferma, raccoglie un sasso, e me lo porta fiera. Gode dei suoi traguardi.





È che la mia inquietudine non è malattia creativa, non è attributo da filosofi, neppure tormento da artisti.
Non arriva dalla profondità dell'anima. 
Non libera capacità straordinarie, significati inattesi, verità impossibili.

La mia arriva dall'esterno: sono gli altri a volere da me lo straordinario - la pasta fatta a mano, il commento azzeccato, il vestito che non segna, la storia giusta, la scelta definitiva -. Giocano ad adulare quell'altra persona che vorrei essere, e forse non sono.

Ho voglia di non pensare, di non scrivere quell'ultima parola, di non finire i racconti di Carver.

Io me ne sto a fissare il mare, come un'ebete.
Per nulla ispirata, mi nullifico come essere pensante.





Sto lì, come l'asciugamano steso sulla sabbia.
Slegata da quella me che abita sull'altopiano e da quell'altra - chissà se esiste- che vuole scalare le montagne.

In attesa di fermarmi da qualche parte, e comprare delle tendine nuove.






6 commenti:

  1. la mia inquiedutine arriva dall'esterno: sono gli altri a volere da me lo straordinario....è esattemente quello che penso spesso anche io!!
    è una vita che aspetto di fermarmi da qualche parte ma ormai ho capito che non troverò mai pace, fa parte della mia natura!

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  2. Il dubbio è la prova più evidente del nostro essere, sostanzialmente, pensiero. I dubbi, l'inquietudine "non filosofica", l'ansia confusa e per certi versi inintenzionale, testimoniano proprio il tuo essere pensante. Non si può nullificare il pensiero. A volte sembra che la linea si appiattisca sempre più, ma se guardi bene non è mai piatta. Un bacio, Lau :)

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  3. Sempre preciso specchio. La spiaggia è piena di asciugamani!

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    1. Mi consola che ci siano così tanti asciugamani colorati!

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