mercoledì 10 aprile 2013

Deliri ed egoismi febbrili.

Anche io voglio scrivere di febbre.


La febbre dei bambini, che sfiora temperature iperboliche, è un valido argomento sull'ambiguità umana. 
La questione che solleva è: pessimismo od ottimismo antropologicoL'uomo è egoista o altruista per natura?

La febbre dei propri figli apparentemente sospende la natura egoistica con tutta quella abnegazione, cura dell'altro, privazione di sé (non mangio, non mi lavo, non dormo). 
Eppure, oltre quelle coperte rimboccate e quei baci sfiorati, l'essere umano riesce a produrre una serie spaventosa di pensieri egoistici e prepotenti.

Al terzo giorno di febbre di babyP, e alla novantaseiesima goccia di tachipirina, sono ridotta a essere una madre inadatta e spregevole.

(Le giornate sono come le notti, così lunghe e amplificate che non finiscono mai: diventano giorni senza bagliore).

Trascorro la giornata sul divano, con un esserino del peso di una cassa d'acqua addosso. Il corpo è anchilosato, la mente delirante, la natura umana dilaniata dall'ambiguità.
Le pareti sono color crema rancida, bisognerebbe ripitturare, c'è qualche crepa strutturale, i quadri sono tutti sbilenchi. Provo a scollare queste ore infinite dalle pareti come con una vecchia tappezzeria a fiori.



Le leggo di tutto: favole, ricettari, volantini delle offerte dei supermercati. Qualche classico: oggi ho provato con Fiesta, ma babyP è diventata insofferente alle parole. Perdiamo aggettivi e avverbi per strada, e il sole non sorge mai.

(Vorrei essere Lady Brett Ashley che ammalia senza essere bella, che ride senza essere felice, che beve senza essere sbronza. Vorrei sedermi in un bar fumoso, a Pamplona, con donne dalla bocca rossa e toreri dagli occhi neri, che si muovono veloci). 






Sento il suo respiro affannato, e il mio cuore inizia a battere all'impazzata come il suo.


(Vorrei calarmi dal balcone, annodando lenzuola e asciugamani e federe, e vagare per le strade della mia città così come sono, cenciosa).

BabyP mugola. Le accarezzo i capelli arruffati e sporchi. Il tempo è dilatato in un istante infinito: sono sempre le 15.13. È come quando a scuola c'erano due ore di seguito di matematica, che non passavano mai.

(Vorrei avere quindici anni, e andare in due in motorino, schivando il vigile coi baffi neri, e sentire l'odore della fine della scuola. Odore di libertà).



Le misuro la febbre, spesso, con l'espressione ottusa di quelli che giocano alla roulette e sperano che esca il numero su cui hanno puntato tutto. Ho il vizio, ormai; le misuro la temperatura ogni ventitré minuti confidando nel numero fortunato: il 37.


(Vorrei stendermi su un prato, con i fili d'erba che mi fanno il solletico, e le margherite infilate dietro le orecchie).


Accendo la TV e scopro che Maria de Filippi va ancora in onda, ma i tronisti sono tutti invecchiati, i muscoli sgonfiati, le canotte allungate, i capelli imbiancati. I tronisti hanno settant'anni ma continuano a parlare di sé in terza persona, come babyP. 

(Vorrei spogliarmi di quest'aria perbenino, dei capelli alla de Filippi, ed essere lievemente sopra le righe, come Alice Glass. Vorrei sbandare un po').






Vorrei smettere i panni della madre modello, e anche quelli della madre mediocre, e tornare a quando ero bambina, in agosto con 42 di febbre, e alle pezze bagnate che mia mamma mi metteva sulla fronte e sui polsi. Al giornalino che mi comprava. Al suo volto che compariva, stirato in un sorriso, appena io piagnucolavo.
Voleva scappare anche lei da quei giorni d'aria brodosa?
Forse sì, ma a me è rimasta appiccicata addosso solo la frescura di quelle pezze. Mi è rimasto appiccicato addosso l'amore.








6 commenti:

  1. Sono giorni in cui l'aria è densa e il tempo sospeso. Li hai descritti perfettamente. In quei casi mi sento sempre malata anch'io. Imprigionata in una convalescenza di marmellata! Spero che vada meglio....

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  2. Azzeccatissimo: una convalescenza di marmellata!

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  3. Interessanti osservazioni sull'esser mamma e donna (con ragazza annessa inside!) :)

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  4. Neanche Maria ci dà speranza con sti tronisti della terza età ad affondarci nella depressione e nella speranza di non finire a ridere di tale sfattume, sarebbe una reale perdità di umanità.

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