sabato 5 gennaio 2013

Il viaggio filosofico.

Partire è un po' morire, scriveva Edmond Haracourt.

E oggi io e babyP dobbiamo fare uno sforzo smisurato per aggiungere vita ai nostri giorni di città.
È che ci manca il luogo dal quale siamo partite, la sensazione di sospendere la vita quotidiana, tra le nuvole, e di intravvederne il senso.
Ci manca il sole del Sud Italia che solo nel Sud Italia lo sanno far splendere così.



Ci manca pagare il caffè 70 centesimi. E trovare le granite con panna anche d'inverno.
Ci manca il tocco vintage dei negozi, delle case, delle trattorie, detto anche tocco arrepezzato.





Ci manca giocare con i limoni che sono più grandi di una palla.



Ci manca rivestire i panni dei contadini, dei pescatori, dei raccoglitori di gira (bietola, n.d.t.) selvatica. Ci manca accarezzare un uovo ancora tiepido e divorare a cucchiaiate la ricotta del pecoraro.
Se qui il frigo è vuoto, non si mangia. Laggiù se il frigo è vuoto, si banchetta con uova strapazzate, verdure saltate e pesce al cartoccio.


Il riposo della finta contadina.


Babyp si prepara a una battuta di pesca.

Ci manca non sapere più in quale stagione ci troviamo: in Sicilia a inizio gennaio è tutto verde, giallo e viola. A babyP non importa più della nenne (neve, n.d.t.): ora è tempo di "soli e fiori".




Noi filosofe viviamo la vita di tutti i giorni sapendo che esiste un'altra meta. Nulla di metafisico: è semplicemente la direzione ideale per far confluire pensieri e significati.
Noi abbiamo bisogno della Sicilia.
Molti filosofi ebbero bisogno di un altrove: basti pensare a Platone che compì tre viaggi a Siracusa col pretesto di divulgare il suo progetto politico. 
In realtà, voleva rimpinzarsi di gamberoni crudi in un ristorantino di cui aveva sentito parlare. Peccato che una volta finì per essere ridotto in schiavitù, un'altra imprigionato, e se ne tornò ad Atene senza aver potuto assaggiare i crostacei agognati.


I gamberoni di Platone.

La filosofia stessa è viaggio, ricerca, tendenza: non vuol arrivare a possedere il sapere, si accontenta di cercarlo. E, dunque, anche nel viaggio non importa la destinazione, partiamo pure per Champlas, Delhi, Ospedaletti, New York: quel che conta è smuovere la mente, accenderla, ingarbugliarla, turbarla, lambirla, abbagliarla, mitigarla.
Viaggiare significa trovarsi di fronte agli interrogativi di fondo di cui si nutre la filosofia: 

chi sono (davvero)? 
che cosa voglio? 
dove sto andando? 


In questo momento sono mamma, né buona né cattiva,
ma fortemente mamma.


Voglio starmene gettata sulla spiaggia, come una rete da pesca, a fare niente con babyP. 
A fissarci i piedi, e ripetere "(s)carpe, (s)carpe".


Voglio che babyP continui a baciare i cani, i lombrichi,
e pure i pesci da mettere in padella.
Sto andando, col mio nuovo taccuino, a raccogliere i pezzi di me che mi piacciono e
a stracciare quelli superflui, ripetitivi, accidentali.
Vado a disegnare, a scrivere, a ritagliare.
Vado a scoprire persone che mi hanno incuriosito.
Vado a osare, un pochino, perché non sono sostenitrice del destino prestabilito.
Posso arrischiare il viaggio della mia vita.




5 commenti:

  1. Hey che bello! Sei poetica, nostalgica, positiva. Tutte cose insieme. Un bel mix.

    Dalla mia finestra adesso vedo il mare, in effetti.
    Te lo saluto ;)

    MM

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    1. La Sicilia rappresenta per me la serenità.
      E, a breve, torno a tuffarmi in quel sole e in quel mare.

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  2. hai proprio ragione, tutti noi filosofi e studiosi di filosofia abbiamo bisogno di questo altrove...è un bisogno strutturale...quando mi imbatto in blog di questo tipo mi rendo conto che non avrei potuto studiare altro che filosofia...anche se non ho avuto la fortuna di poter vivere di filosofia

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  3. Ciao Daniela, di filosofia si può vivere. Come atteggiamento, il lavoro -ahimè- è un'altra cosa.

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  4. Quoto:
    La filosofia stessa è viaggio, ricerca, tendenza: non vuol arrivare a possedere il sapere, ci si accontenta di cercarlo.

    Peccato per gli ostacoli nel mezzo... soprattutto quelli a due gambe.

    LexMat

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