venerdì 4 ottobre 2013

Il panlogismo dell'autunno.

Una madre della città d'autunno è malata.

Nei mesi di giugno e luglio e agosto, mentre si sollazzava al mare, ha organizzato l'autunno. Sfogliava Stop e pensava alle foglie secche da incollare sui quaderni, leccava una buccia d'anguria e s'immaginava i cachi disposti nella fruttiera, s'immergeva con gli occhialini appannati nel mare e prendeva in considerazione un acquario, da regalare a sua figlia.





Si è organizzata per benino, ruminando a lungo, insieme ai semini d'anguria, quella frase di Hegelciò che è razionale è reale; e ciò che è reale è razionale. La realtà non è nient'altro che il dispiegarsi - faticoso - della ragione: basta riconoscerla, anche nelle sue forme folli.
L'autunno sarebbe stato quello che doveva essere: una serie infinita di facce, atti e oggetti annegati nel nuovo acquario, trasparente e silenzioso.
Facce che dicono no, con occhi velocissimi che vanno da destra a sinistra e da sinistra a destra, atti di ribellione che dicono no, con nasi piccoli che colano lacrime e muco, e oggetti che dicono no, con pulsanti impazziti. Sarebbero finiti tutti nella pattumiera del sistema.

Non ci sarebbe stato posto, in questo autunno, per ciò che sta fuori dal sistema, che non piega le labbra in un sorriso e la schiena in un inchino. 
Nell'acquario l'acqua è immobile; le facce, gli atti e gli oggetti galleggiano a pancia in su, inanimati, dolci e innocui.

La madre della città d'autunno ha impacchettato le passioni, e le ha messe fuori dalla porta.
Ha riposto nelle scatole di cartone i vestiti leggeri dell'estate e le espadrillas a pois. Ha tenuto un golf di cotone. Ha conservato e superato.
Ha chiuso le orecchie, come fanno i bambini girando una valvola immaginaria all'interno del padiglione, e non ha sentito arrivare l'inatteso.

Le giornate si sono fatte più fresche e buie e corte, e la speranza che riponeva nell'autunno si è riavvolta di scatto, come un metro, e le ha pizzicato le dita.

È malata, ora, e si aggira con una camicia da notte di quand'era incinta, con una pancia di stoffa vuota, tra corsie brulicanti di bambini, lacrime, multe insolute, mariti, telecomandi, capelli bianchi, capiufficio, faldoni, tisane depuranti.

È malata, e sente la sua voce rimbombare dentro l'acquario.






6 commenti:

  1. A questo punto sento già l'inverno pungente. E non ci dispiace mi sa, saltare tra le stagioni come se fossero scogli di mare.
    ciao!

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  2. eh no, non vale!
    se ci organizza così bene l'autunno sin dall'estate, non ci si deve prendere le dita nel metro che si chiude a scatto!
    i cachi sono arancioni, fanno un effetto bellissimo e festoso sul tavolo, vicino all'uva, le foglie secche saranno salve tra le pagine di un quaderno e te ne saranno riconoscenti, l'acquario ipnotizzerà gli sguardi di grandi e piccini che vorranno ca(r)pirne la magia e quelli che dicono di no sono già stati messi alla porta e non torneranno.
    Quest'autunno solo il bello sarà di moda!

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    1. Temo che io debba abolire la parola "organizzazione" dal mio vocabolario.

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