Non
sono brava a giocare, e mia figlia lo sa, allora mi suggerisce di fare le
cose vere. Una fa all'altra treccine, ciuffetti e creste punk, per esempio. Oppure facciamo i biscotti: una sensazione di casa, sicurezza, e
ovvietà.
Ci
sediamo sugli sgabelli alti della cucina, lei in attesa. Faccio
cadere dall'alto la farina e lo zucchero, i riccioli di burro e un
tuorlo d'uovo, lei con le mani aperte, poi le chiude per impastare la
massa dolce e collosa. Ripongo la palla liscia in frigo per una
mezz'ora poi la stendo col mattarello. Prendo le formine – la
stella, il funghetto, il fiore a sei petali – e babyP se le rigira
tra le mani: è arrivato il momento più divertente del gioco delle
cose vere. Plasmiamo la stella, il funghetto, il fiore a sei petali
come il demiurgo platonico, quel dio-artigiano, che plasmava il
mondo.
Anche
lui aveva a disposizione una massa morbida – la materia
eterna – e delle formine – le Idee – e non doveva far altro che
modellare le cose nella maniera più aderente al modello primigenio.
Fuori si è fatto buio, abbiamo davanti
a noi i biscotti, ancora da infornare. Dopo dieci minuti suona il
timer del forno: sono pronti. Tiro fuori la teglia e dispongo i
biscotti in un piatto bruciandomi le dita. Guardo soddisfatta babyP,
c'è un buon odore di pasta frolla nell'aria. Lei incurva la bocca
all'ingiù e mi dice:
- Sono brutti.
- Ma cosa dici? Sono bellissimi e buonissimi. Ne vuoi uno?
- No, sono brutti, bruttissimi, bleah. Le formine sono belle, i biscotti sono brutti.
Le
formine sono i paradigmi perfetti della stella, del funghetto, del
fiore a sei petali ma nella realtà le stelle sono puntini lontani, i funghetti
sono velenosi e i fiori hanno cinque, tre, dodici petali.
Fare le cose vere è un gioco stupido perché non sono mai vere: sono
un'imitazione del vero. Il demiurgo era uno che cercava solo di fare del suo meglio, di rassettare
il caos cosmico, come me. Riproduceva la
perfezione attraverso la materia, per sua natura imperfetta, e il
risultato è il mondo che ci sta davanti.
BabyP rigira tra le dita il biscotto più brutto, una stella mezza bruciacchiata.
- E
la formina della mamma com'è?, mi chiede.
- Come me.
BabyP
ha sorriso.
Io amo i tuoi parallelismi: il demiurgo che plasma le idee con la materia e tu che cerchi di plasmare stelle con la pasta frolla.
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